Perché, vedi, a me piacciono gli uomini che hanno una linea ed un carattere, e tu sei uno di questi: lo riconosco, anche se dissento. E lo rispetterei se tu non avessi voluto sciupare la tua riacquistata riputazione nei due ignobili articoli che hai scritto contro di me sul tuo giornale. Pure, questa volta non voglio lasciarmi trascinare dallo sdegno ironico, come nel settembre scorso, allorché tu ed altri parlaste di me quale appartenente ad una banda speculatrice in non so più quale direttissima. Ti parlo sul serio, questa volta: e parlo non tanto a te come individuo e fascista, quanto al viceré spagnolesco di Cremona, amico di alcuni signorotti locali e settentrionali del partito, che da sei o sette mesi diffamano e m'infangano le scarpe, nella pia illusione di umiliarmi. La disciplina non annulla il diritto alla legittima difesa, specie quando non viene mai applicata a chi attacca ed insulta me e gli amici miei.
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Tu, Farinacci, nominando soltanto me nei tuoi articoli, parli di onestà, come se fosse un monopolio tuo e di De Stefani, e aggiungi considerazioni offensive circa i posti retribuiti ch'io occupo, al contrario di te, direttore di Cremona, e presidente della Mutualità agraria: orbene, grazie per l'occasione che mi dai di scrivere quanto segue.
Io ho cominciato la mia vita politica esattamente a diciassette anni, nel 1901: ventitré anni or sono. Ho sempre lavorato del mio lavoro, tipografo fino all'11 settembre 1913. Ho fatto dei debiti per potermi arruolare volontario nelle Argonne, nel 1914, assieme a Bazzi - dove egli scrisse una meravigliosa pagina d'azione quale nessuno dei suoi denigratori seppe mai scrivere - e li ho pagati sempre col mio lavoro.
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