Non ha
voluto altro. "Non sarò mai (ridicolo), come l'individuo che passeggiava sulla piazza di Boulogne con un'aquila sulla... spalla e un pezzo di lardo sul cappello!" Egli alludeva all'imperatore Napoleone Bonaparte. La frase fece stupore. Gambetta, che aveva capito il pepe di Cayenne nella frase, impedì a Rochefort di sciuparne l'effetto. Le caratteristiche di Rochefort sono in gran parte in Mussolini. Giornalista l'uno, giornalista l'altro. Deputato l'uno, deputato l'altro. Entrambi articolisti di quotidiani violenti, aggressivi, repubblicani. Duellisti. Molti scontri personali. Pugilisti parlamentari. Forse più letterato Rochefort per la sua aspirazione al teatro, per la sua vena al romanzo, e per le sue avventure dentro e fuori di prigione. La Lanterne fu la sua spinta all'esaltazione giornalistica. Andava in giro con una corda per gettarla al collo imperiale. La caduta della Comune lo fece mandare in Caledonia. La fuga dalla Caledonia gli sparse il nome per il mondo come un eroe. Dopo le interviste in America, lo si è visto in un tiro a due con una bella signora per le vie di Londra.
Benito Mussolini allora era un ragazzotto. Incominciava a farsi vivo come giornalista. È stato processato. Spese qualche anno al servizio del quotidiano di Battisti a Trento. Si è fortificato intellettualmente in Francia. In Italia ha turbato i seguaci di Carlo Marx. È andato alla direzione del massimo quotidiano socialista. È giunto a una conflagrazione di partito. Inalberò i colori della scissione con un giornale che ha veduto superbe tirature.
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