È politico, eminentemente politico.
Il Corriere Italiano lo ribadisce. Questo giornale chi lo leggeva? Poca gente. Si è solo saputo che ha divorato in dieci mesi dodici milioni di lire. Il suo direttore è stato messo sotto chiave. Entrando nell'ambiente dei gaglioffi egli si è sentito crollare l'edificio sulla testa. "Sono perduto!" Indubbiamente. Non c'è più via di salvezza. La valigetta colma di biglietti da mille è una rivelazione che al dorso della geldra imprigionata sono miliardari pronti a prezzolare i più vili delitti. Sono i nomi dei mandanti che bisogna mettere in pubblico. Li avremo. I sicari parleranno. È allora che potremo gettare gli sguardi negli abissi delle più sciagurate figure dei questo periodo. Gente probabilmente incapace di soccorrere un gruppo di famiglie povere, spreca milioni per il compimento di massacri umani spaventosi a favore di una setta. È probabile che i nomi di questi delinquenti arciricchi ci vengano consegnati dai bassi partecipanti alla consumazione del criminoso assassinio.
La Ceka del Viminale sembra una società di criminali di Rocambole, di panamisti, di maîtres chanteurs, di assassini determinati alla soppressione dei Jaurès, dei Gambetta e degli altri uomini di genio per le pagine dell'immaginazione. Gli autori della strage dell'on. Matteotti sembrano feroci come i Fenayrou delle assise di Parigi. Il capo della Ceka fu scelto non si sa da chi, come capo della polizia segreta. Si è detto che fosse il comm. Cesare Rossi, capo dell'Ufficio Stampa del Ministero.
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