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      Là là! Si è veduto come il lento lavorio delle formiche dei camelots du roi riuscisse a circondare i ripristinatori dello Stato di moltitudini sul lastrico dei fannulloni, irritati contro la Repubblica e i repubblicani. Fra le conquiste fatte da Maurras, con il suo bagou storico, va messo in prima linea Leone Daudet, figlio di quel pezzente della penna che si era lasciato pensionare dalla baracca sudicia di Napoleone III. Fu una conquista di grande giovamento. Medico, letterato di valore, polemista atroce e formidabile, superiore a Cassagnac, si rovesciò sulle cose e sugli uomini distruggendo rinomanze, mandando in galera e alla fucilazione, imperando dovunque durante la guerra, fino al giorno in cui divenne direttore dell'Action Française e deputato alla Camera, dalla quale ha sloggiato figure eminenti, come Malvy e Caillaux - due esiliati delle sue furiose denunce, amnistiati in questi giorni.
      Carlo Maurras non faceva molto chiasso, ma passava per il maestro, per il dotto del partito. Giunto a Parigi, spiantato come Giobbe, non conosceva nessuno. Ma i suoi articoli alla Gazzetta di Francia e le sue conferenze di politica "realista" gli avevano attirato la jeunesse. La democrazia francese era per lui un male e un male che avviava al disfacimento. Sulle pedate di Zola aveva parodiato una storia naturale e sociale d'una famiglia di protestanti stranieri nella Francia contemporanea, piena di roba spiacevole per gli autori che avevano lavorato per la conservazione delle idee repubblicane.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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