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      Hanno denunciato, denigrato, vilipeso, scuoiato. Coloro che capitavano sotto la loro penna erano trafficatori di patria, comunicatori di informazioni ai boches, venditori di segreti, assassini in agguato dell'avvenimento per i tumulti, per le perturbazioni, per i rovesci sociali. Alla vigilia della dichiarazione di guerra è caduto il più grande socialista del mondo. Jaurès era stato lo storiografo più possente delle guerre e delle turbolenze proletarie del secolo scorso. Il suo stile era smagliante. Sulla piattaforma orale non aveva uguali. Fu il primo direttore della Humanité. La sua sorte era stata preveduta da lui stesso alla Camera. I giornali dei camelots du roi lo chiamavano miserabile, tartufo, boche, traditore, amico dei tedeschi. Tredici giorni dopo le invettive di Maurras nell'Action Française sbucava l'assassino. Il 31 luglio 1914, verso le nove e quaranta, l'on. Jaurès cadeva tra gli amici di redazione al caffè del Croissant, dove convenivano a rifocillarsi, come tutte le sere. Egli sedeva con il dorso verso la strada, dove Raoul Villain lo aspettava. Era armato di due rivoltelle. Gliene è bastata una. Gli piantò una palla nel cranio e non mendicò scuse. Lo aveva ammazzato per la sua opposizione alla legge dei tre anni. L'assoluzione di Raoul Villain è il documento dell'atmosfera di quei giorni in cui imperversavano i camelots du roi. Per loro "Jaurès aveva tradito il suo paese!"
      L'incitamento all'assassinio dei personaggi che avevano fatto storia dalla repubblica di Gambetta ai giorni della seconda invasione germanica, era stato continuo.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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