Non parliamo di Benito Mussolini. Ingelosiva. La sua prosa nell'Avanti! fu sempre altezzosa, autoritaria. Frustava. Quella sua di adesso è aggressiva, scuoiatrice, sempre villana per gli avversari. E così dappertutto. È come un bottino di punte acuminate. Rovina. Svillaneggia. Non si finisce di essere uomini di fegato davanti alle ingiunzioni. Giusti o ingiusti, si procombe sulle figure porche e si massacrano.
La Francia ha in questo stesso momento Leon Daudet, l'uomo che durante la guerra ha mandato parecchie teste alla fucilazione, facendo da carnefice in prosa. Aveva assunto il linguaggio statale. Come giornalista ha compiuto vendette atroci. Non ci sono state né deposizioni, né requisitorie, né difese contro la sua prosa indemoniata di patriottismo. Malvy ha dovuto andare in esilio. Giuseppe Caillaux, che fu Presidente dei ministri, ha dovuto espiare in esilio. Daudet, figlio del padre che viveva vergognosamente di una sinecura imperiale, ha fatto trionfare il potere della minaccia e della calunnia in un modo spaventoso. Dietro lui era Clemenceau. La penna di Daudet fu una lama. Recideva. Parecchie teste sono cadute alla presenza del pubblico. Il suo quotidiano cioè il quotidiano degli associati a tirar fuori dalla tomba della monarchia Luigi XVI ascendeva. Lui stesso è andato al palazzo Borbone, deputato. I giornalisti irlandesi di De Valera hanno lavorato il nemico con pensieri di una audacia incendiaria. I loro articoli se non sentivano di sangue puzzavano di cadaveri.
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