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      La stolta leggenda non durò gran tempo. La popolazione a furia di leggere notizie si è trovata verso il delitto sommario. Avrebbe linciato certi tipi. Dalla sua concezione era solo salvo Mussolini. Nessun sospetto verso di lui. Più si discendeva negli strati sociali e più veniva elevato. Per lui era una disgrazia sociale. Era la guigne o la iettatura di Mussolini. Povero Cristo. Mi pareva di averlo udito scoppiare in un'effusione di dolore:
      Oh, mio dio, quale scandalo!
      Certo il giornalismo aveva diritto alle sue escandescenze, alle sue collere, ai suoi prorompimenti. Non c'era ragione di infuriare. Il Governo ha fatto male a smentire se stesso e a trasportare il giornalismo in piena Stor Chamber dei tempi puritaneschi. La persecuzione non poteva essere più dei nostri tempi, come non è più del nostro tempo il fanatismo politico. È naturale! Non si sopprime un legislatore senza indemoniare un popolo. La persecuzione l'abbiamo veduta in Francia. Neanche Emilio Ollivier è stato capace di ammassare la stampa afflitta dalle lesioni sociali. È precipitato lui e il suo signore.
      I più frenati giornalisti del nostro tempo hanno tirato sulla piattaforma professionale il conte di Cavour. Figura vecchia di uomo di Stato. Scrittore arido. Non ha avuto grandi ideali per la stampa. Il Chiala ha rinunciato a raccoglierlo come giornalista. I suoi biografi non ci hanno rivelato nulla che ci facesse spalancare gli occhi. A noi basterebbe fare un confronto. Paragonare Gladstone a Cavour dello stesso tempo, ministro di Vittorio Emanuele II. Non ci fu uguaglianza né come scrittore, né come statista, né come oratore.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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