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      I quotidiani della borghesia lo seguivano pavidi, aspettando ogni mattina uno dei suoi siluri. Venne la querela dei trentacinque ufficiali di marina. Fu il primo pallore dell'istrione. Il Ferri era sulla tolda sbuffante, con la sua zazzera al vento. Aveva dato ordine all'Orano - che non era ancora un bagasciere della stampa politica - di allargare la zona degli scandali borghesi con la scarnificazione degli "onorevoli" avariati. Mare in tempesta. Ferri tuonava dal giornale e dalla piattaforma orale. Si aspettavano rivelazioni di succhionismo. Mucchi di mangerie. Il risultato? Una catastrofe. Il mare flagellava l'istrione. Si è poi saputo che ha dovuto mendicare la pietà di Bettolo. È venuta in scena la dote della moglie. Accusava il socialismo di averlo spinto alla volatizzazione delle centomila lire famigliari. Ci è voluto l'America del Sud. Il Walter Mocchi era diventato un grosso impresario teatrale dell'Argentina. Lo ha fatto scritturare per un giro di conferenze. Ferri ha preso il piroscafo ed è arrivato al nuovo mondo con i suoi forti polmoni e con la sua bella voce squillante di oratore da palcoscenico. Fece denari a cappellate. I suoi grossi volumi di Antropologia e di Socialismo apparvero in tutte le vetrine. Coloro che lo avevano fatto circolare come uno stitico cerebrale rimasero smagati.
      L'America ce lo ha restituito carico di oro e di borghesia. Il buffone si è smascherato. Incominciò il suo sogno di tradurre la vigoria dei suoi polmoni davanti al re. Ha portato in giro per la Penisola il suo cliché conferenziale di nazionalista rifatto.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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