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      Poi tentò le scene. La sua Sorella Minore parve una magnifica promessa. Non l'ha mantenuta. Le produzioni che la seguirono ci allontanano sempre più dal capolavoro sperato. Il tentativo di serrare nelle brevi scene di un dramma recitato, il vasto dramma sociale, gli è fallito. Il teatro monicelliano si è chiuso coll'insuccesso. E allora venne il Viandante, giornale. Di notevole, nella vita di questo giornale, un referendum che fu l'indice segnalatore del grado di degenerazione politica cui era pervenuto il socialismo italiano.
      Il Viandante non giunse alla meta. Morì lungo la strada. Nessuno lo pianse. Non lasciò alcun vuoto nel mondo del pensiero. D'allora, Monicelli s'è ritirato a Ostiglia. Adesso si dedica alla letteratura degli asili infantili. Ha, naturalmente, anche lui il suo paio di conferenze che va ripetendo a richiesta. Permettetemi di detestare gli insopportabili oratori-grammofono. Di tempo in tempo, Tomaso Monicelli dà segno di vita nei giornali democratici. È tripolino. Quando scrive si dà le arie leziose dell'oracolo. Sembra un pedagogo in cattedra. L'altro giorno l'ho sorpreso in un giornale di Bologna. Con un articolo che comincia: Vorrei consigliare ai socialisti italiani di leggere il libro di Podrecca sulla Libia. E continua con uno sfogo astioso e bestiale - da cui trapela la bile dell'uomo svalorizzato. Non è una recensione del libro. E l'apologia dell'autore. Di quel Podrecca che ha stomacato i socialisti italiani. L'articolo è comparso nel giornale diretto da un pennivendolo passato dal socialismo agli stipendi della slavata democrazia massonico-popolarista Anche Monicelli è un guerrafondaio.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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