Va a cavallo tutte le mattine. Nessuno sapeva ch'egli avesse imparato l'equitazione. Se andasse in bolletta avrebbe da vivere arcibene come chauffeur. Ha tre o quattro automobili. La sua favorita è la torpedo.
Lavora come un negro. Ha studiato il pensiero politico di Edmondo Burke e del conte di Chatham, la più grande figura parlamentare inglese del suo tempo. Fu col Burke che nacque il "re patriota" e la teoria che il popolo ha qualche volta torto. Ma il Burke ha però sempre avuto un grande rispetto per il giornalismo. La cabala di corte non fu mai sua. Era considerato un "principe della libertà di stampa". Mussolini ha l'abitudine di dire a se stesso, in italiano o in inglese: it must be so (deve essere così). La prosa parlamentare di Burke era ed è il pane quotidiano degli statisti o degli oratori politici di alto bordo.
La "strada" durante l'impero di Benito Mussolini è divenuta paurosa. Sono bastati pochi conflitti e alcuni cadaveri a deviare le moltitudini. Da un pezzo non si sono più vedute dimostrazioni di strada. Lo sciopero a ripetizione è diventato antipatico. Ha diviso il proletariato, che si è lasciato sottomettere alle grosse organizzazioni di tipo militare. I proletari che non si sono lasciati assorbire dalle ondate mussoliniane non si riproducono. Non si assimilano. Kerensky, non appena alla testa della rivoluzione russa, ha presentato alla Duma l'abolizione della pena di morte. È stata votata. Lo Czar non aveva fatto che impiccare. La Siberia era un nome infame in tutte le nazioni.
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