Ma le schiere, per le quali io qui parlo, son testimoni alla storia, che la fiaccola che tu deponi, o poeta, non si è spenta con te; e sarà raccolta e tramandata ai venturi. Esse, che già più volte han pugnato al tuo fianco! - che sentivano te - che tu sentivi - che, malgrado le fuggevoli ire dei dì di tempesta, ti ammirarono, sciolto da settaria pastoia di formule, prorompente incontro all'avvenire, immemore di te, con quella foga medesima con la quale balzavi contro il ferro avversario nelle singolari tenzoni - esse, reclinando oggi sulla tua bara la loro rossa bandiera, la bandiera del colore che tu pure amavi, sanno che l'ombra sua non ti sarà molesta. Sanno che, allorquando la rocca dell'iniquità, a cui tu vibravi da dentro così poderoso il piccone, mentr'esse l'accerchian da fuori, cadrà smantellata, - esulteranno le tue ossa, o poeta, o soldato!
O cavaliere dell'ideale, o milite della buona battaglia, o lavoratore pertinace ed indomito, anche dall'ara che chiuderà la tua spoglia, nell'ore buie della vita, trarremo gli auspici.
XXXV
CHI ERA FRANCESCO CRISPI
Perché gli odierni esaltatori di Francesco Crispi si ricredano riplasmiamo l'uomo con il materiale della sua esistenza. Così vedremo dall'esordio alla fine che la canaglia sbuca da tutti i periodi. Il primo periodo si è svolto a Torino nel '53. Egli, Crispi, aveva 34 anni. Avvocato, emigrato, conosciuto per agitatore e per i suoi capelli lunghi e a ciocche sul bavero. La polizia piemontese lo ha chiuso fra i prigionieri al Palazzo Madama.
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Francesco Crispi Torino Crispi Palazzo Madama
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