Giovanni Nicotera che sapeva del falso matrimonio di Malta, e che aveva una vendetta da compiere, fece trovare sulla toilette di Margherita - appena salita al trono - un numero del Piccolo - nel quale era narrata la bigamia di Crispi. L'opinione pubblica è passata sulla Penisola come un uragano di indignazione. L'articolo è stato riprodotto a Roma dal Capitan Fracassa. Lo scandalo fu colossale. Il 7 marzo 1878 Crispi era in terra in frantumi.
A Milano Leone Fortis, divenuto più tardi il suo illustratore, gridava dal Pungolo ch'egli doveva rientrare nella vita privata. Per due mesi Crispi è passato per un sudicione del focolare domestico. È stata un'esplosione di collera. Un altro uomo si sarebbe sotterrato. Francesco Crispi è andato al tribunale. Non si trattava di un caso di bigamia. Crispi non era bigamo. Era un falsario. Si era appaiato alla Rosalia con un finto atto di matrimonio. Il famigerato curato Vidal, secondo il Tamajo, o non esisteva o non aveva preso parte alla cerimonia. Depretis - uno dei complici - era morto. Il tribunale avrebbe dovuto processarlo per falso in atto pubblico. Si è contentato di dichiarare un non luogo a procedere. Un uomo simile è ritornato al potere. La Montmasson è morta straziata. Io l'ho difesa. Lei voleva processarmi. C'era ancora in lei del rispetto per l'uomo che l'aveva buttata sul lastrico come un limone spremuto. La Montmasson ha lasciato un figlio che io suppongo di Crispi. Lo credo ancora vivo. Era commissario di pubblica sicurezza.
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