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      Tutte le mattine avevamo un nuovo sottovoce, una nuova cronaca di succhionismo. Oggi la Camec, domani la Sinclair, e via via. Ma Mussolini si illude. In regime capitalistico les affaires sont les affaires. Le fauci della borghesia sono insaziabili.
      La Marcia su Roma ha riportato in prima linea, sulla scena politica, figure che l'opinione pubblica aveva rincorso a pedate. Maffeo Pantaleoni era stato di queste. Deputato di Macerata aveva dovuto subire le ingiunzioni di dimissione dai giornali che gli mettevano in saccoccia centomila lire di mediazione per aver cooperato a far perdere nove milioni e trecentomila lire al Banco Sconto e Sete di Torino. Eravamo ai tempi dei ladri parlamentari Poli e Miaglia. Maffeo Pantaleoni aveva avuto un passato onorevole. Era stato con Napoleone Colaianni un inseguitore dei pirati della Banca Romana, un denunciatore di ladrerie statali, un tribuno dell'ostruzionismo contro il regime giberna dei Pelloux, dei Morra di Lavriano e dei Bava Beccaris. Il disastro del Credito Mobiliare Italiano fu la sua liquidazione. Nemmeno la difesa di Guglielmo Ferrero lo ha potuto salvare. Si era venuti a sapere che il deputato ladrone Giovanni Poli lo aveva associato alla spartizione delle duecentocinquantamila lire di provvigione sulla costituzione della Société Franco-Italienne con un vaglia telegrafico di ventitremila ottocentoquaranta lire. L'uomo parve finito. Perse la medaglietta. Per un gran pezzo non si parlò più di lui. Con la guerra lo si è rivisto in circolazione.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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