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      Scrittore robusto, economista dotto, polemista focoso, non ha penato fatica a richiamare gente intorno a sé. È risalito sulla piattaforma delle virulenze statali e delle aggressioni personali come un bravaccio della stampa. Vittorio Emanuele Orlando fu il suo soppedaneo. Gli è andato sopra con epiteti scurrili. Lo ha chiamato mafioso saraceno e lo ha minacciato di tagliargli la lingua. Benito Mussolini lo ha lasciato lavorare. Era uno dei quattrocentoventi del fascismo che insieme a Vincenzo Morello, vecchio arnese del giornalismo sbruffato da Crispi, aiutava la "rivoluzione" a consolidarsi. Entrambi senatori del nuovo regime, "Rastignac" e Maffeo Pantaleoni sono ancora oggi considerati i massimi pilastri della stampa fascista.
      FINALE
     
      Ho finito. Meglio non ho finito. Benito Mussolini è una figura statale che ormai non conosce confini. Si spersonalizza, si rinnova, si trasforma direi quasi tutti i giorni. Egli si è impadronito della cronaca nazionale e si è circondato di una moltitudine di ras che gliela inveleniscono e gliela propalano come della turbolenza agitatrice e sovvertitrice. Il ras più agitato del suo momento storico è il cremonese Farinacci, un rappresentante eminente che ha abbassato il Paese a tutte le umiliazioni. Immaginatevi che nella Cremona dove impera egli può pubblicare un quotidiano, costrutto di scemenze e di insolenze sgrammaticate, per imporre ogni giorno al governo le sue più strampalate e mostruose idee liberticide che diventano poi il piatto forte della cronaca politica della stampa nazionale.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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