Parigi, 7 XII 1912.
CARO VALERA,
Sono lietissimo che i miei dolori di Portolongone siano pennellati da te. Non occorre che tu mi mandi le bozze, perchè tutto quello che esce dalla tua smagliante penna, non può essere che bene.
Un fraterno abbraccio da sempre tuissimoAMILCARE CIPRIANI
Amilcare Cipriani
è nato in tempi procellosiAmilcare Cipriani è nato in Rimini il 18 ottobre 1844. Tempi sciagurati. I popoli erano della stramaglia umana. L'Italia nella camicia di forza si dibatteva per non morire soffocata. Cinque tiranni le erano sopra con gli arnesi della coercizione dolorosa e della soppressione violenta. Tempi di congiura. La gente era disperata. La sollevazione tumultuava, era in tutti i cervelli. Si cospirava, si correva al sacrificio, si spasimava nelle attese, si comunicava di bocca in bocca l'ebbrezza patriottica. Era il sogno di tutti. Tutti si scaldavano dello stesso pensiero, tutti si affratellavano e si proponevano di vincere o morire. Le angosce, le disillusioni, le persecuzioni, le afflizioni erano spinte che spingevano classi e masse nell'atmosfera che aspettava la scintilla.
Tempi eroici. Il regicidio era coltivato in ogni Paese. Era un principio di difesa, un atto morale di politica collettiva. Il tirannicidio frenava la tirannia. I sudditi torturati, sgozzati, incatenati, calati nei pozzi, nei sotterranei, nei sepolcri dei vivi non avevano contro la ferocia e la barbarie che il pugnale, la bomba, l'agguato, e la strage. Il regicidio era santo. Il regicida era l'olocausto, un nome benedetto da tutte le bocche.
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