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      L'orecchio poliziesco era dappertutto, a tutte le toppe. Nessuno era sicuro di rincasare, nessuno era tranquillo nel proprio letto. La vita individuale e pubblica era insidiata, denigrata, molestata, pedinata da nugoli di birri camuffati da operai, da popolani, da gentiluomini. Le polizie erano officine di bassezze e di turpitudini, e di infamie criminose. Tramavano, disfacevano le riputazioni, insudiciavano i nomi, agguantavano di notte e di giorno, giovani e vecchi, uomini e donne. I loro direttori erano figure patibolari con la fantasia del boia. Seviziavano, suppliziavano. Erano belve. Per loro non esistevano che vigilati. Curavano l'italianitą con i castighi corporali. Completavano i disastri inviando le vittime ai giudici inquirenti accompagnati da tutti i delitti di opinione. Tempi turbolenti. Tempi infami. La gente non aveva pił testa per i lavori. La vita di ciascuno e di tutti era spezzata. Si viveva di crisi, di dolori, di commozioni, di spaventi. Le nocche all'uscio d'entrata facevano trasalire, impallidire, come l'annuncio di una sventura. Erano tempi di lagrime. Si piangeva. Le donne si alzavano e si coricavano con gli occhi gonfi, umidi, pieni dei loro crepacuori. Tempi maledetti, in cui non si aveva diritto all'esistenza che in ginocchio. In piedi! ingiungevano le voci sommesse dei pionieri che preparavano le insurrezioni nei sotterranei. In piedi! Inutile! L'audacia personale fecondava l'audacia., ma lasciava nella impotenza e nella catastrofe.
      Tempi d'azione.


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L'uomo pił rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69