L'infanzia e la giovinezza di Amilcare Cipriani si sono sviluppati in mezzo ai terrori regi, agli eroismi di moti immortali e ai tumulti degli uomini d'azione. I martiri di Belfiore, lo strazio di Antonio Scesa, la strage dei fratelli Bandiera, lo spettacolo grandioso di Carlo Pisacane e di Giovanni Nicotera, la morte di Mameli sono tutti episodii che hanno risonanza nella sua vita adulta. Egli è cresciuto in un periodo veramente fantastico. Ha udito della resistenza di Roma, e ha partecipato alla spedizione dei Mille. Spedizione epica, rapida, trionfale, fatta da gente che aveva il coraggio e la passione di morire.
Fra gli uomini d'azione il più possente del periodo è stato Giuseppe Mazzini. Predicatore di rivolte, organizzatore di insorti, incitatore di moti. Nessuno uguale a lui. Tormentato dalla visione dell'Italia libera e una, egli era riuscito a trasfondere nella gioventù la fede nelle barricate, nelle battaglie di strada, negli assalti ai forti, alle caserme, alle truppe regie, nelle rivoluzioni. Il cercato da tutte le polizie stava a tavolino per dei mesi, chiuso in una stanza ospitale, con i suoi libri e le sue carte geografiche. Scriveva, gridava, ingiuriava, spargeva la sua prosa tempestosa per scuotere gli increduli, gli indifferenti, i neghittosi e non taceva che quando vedeva la gioventù avviata alla morte per la liberazione della patria negli abiti degli insorti. Amilcare Cipriani è stato suo. Egli ha vissuto intorno a lui fino al tentativo di adunare i repubblicani in Palermo per andare a Roma a proclamare la città eterna capitale d'Italia.
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