Passarono in mezzo a duecento e pių guardie di polizia. Stavano per rovesciarsi sui seguaci di Flourens. Il commissario sbottonandosi l'abito per lasciar vedere la sciarpa del funzionario, fece loro segno di rimanere tranquilli. Flourens una volta a Belleville credeva di poter resistere, elevando delle barricate e prendendo le armi con gli assalti alle caserme imperiali. Si č fatto aiutare a rovesciare degli omnibus. Verso le due del mattino mentre egli era ancora al lavoro di costruzione si č lasciato sorprendere da un gran distaccamento di agenti. I pochi giovani che lavoravano con lui, si salvarono lasciandone due sul terreno. Flourens non si mosse. Appoggiato al dorso di una porta, respinse con la mano la spada di un agente che stava per fargliela penetrare nel ventre e se ne andō via bestemmiando, rifugiandosi in casa di un amico.
Mi dilungo su Gustavo Flourens, perchč nelle sue audacie, c'č un po' di Cipriani. Il professore credeva nei complotti e nei regicidii. Una volta gli č toccato rifugiarsi a Londra perchč uno dei cospiratori aveva rivelato il suo progetto alla polizia. Egli aveva ideato di impadronirsi di notte delle Tuileries, atterrando i bonapartisti se avessero resistito con i mezzi formidabili messi a sua disposizione dalla scienza, facendo crollare tutto sopra di loro. Gli bastavano sessanta uomini determinati.
Anche all'estero non cessava di tramare contro colui ch'egli chiamava il Faraone o il Cesare di paccotiglia. Egli voleva farlo pugnalare o bombardare a una rivista militare solenne in mezzo ai complici del Due Dicembre e per riuscirvi aveva coltivato la caserma, dove secondo lui, aveva trovato aderenti che andavano dal soldato semplice, al capitano.
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