Pagina (27/69)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non la trattenni molto anche per non prolungare il lavoro di coloro che ci teneva gli occhi addosso. Gli uni seguivano i movimenti delle mani, gli altri adocchiavano le gambe e tutti ascoltavano le parole che dovevano mandare a memoria e riferire. Ritornai al mio isolamento con l'animo attossicato.
     
     
     * * *

     
      Alle 4 del mattino del 15 febbraio 1881 la guardia di ronda mi avvertiva di tenermi pronto per la partenza delle 5. Dabbasso, nell'ufficio del capo guardia trovai lo stesso maresciallo che mi aveva arrestato con cinque gendarmi. Fui ammanettato. Un'altra illusione che se ne andava. Da noi si ammanettavano e si incatenavano i detenuti politici come tante bestie. Segni di barbarie. I ferri e le manette sono vergogne italiane. I cuori sanguinano. Innocenti e colpevoli, malvagi e buoni, son legati assieme, condotti per le vie, spettacolo ai curiosi, ai fannulloni.
      Sovente fra tanti sventurati in catena sono il detenuto politico e il giornalista che non hanno saputo orare o scrivere come farebbe un questore. Nel paese del delitto di opinione č cosė. C'č la berlina per la strada, il vagone cellulare, l'arresto preventivo, la corte d'assisi e qualche volta la reclusione o la galera.
      Dalla Rocca alla stazione mi sono accorto che agli angoli delle vie erano delle pattuglie. Si aveva paura che i socialisti riminesi mi togliessero dalle loro mani con un'aggressione. Giunti alla stazione mi si č fatto salire in un vagone di seconda classe. A tutte le stazioni ho servito di spettacolo a una processione di ufficiali, di delegati, di spie, e di viaggiatori che protendevamo le teste per vedermi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'uomo pių rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





Rocca