- Bologna!
Il viaggio era stato fastidioso. Discesi. Ho dovuto sorridere. Ero aspettato come uno dei pių feroci briganti. Sono stato preso d'assalto da una moltitudine di gente armata. Il maresciallo di tanti carabinieri non era mite come quello che mi aveva accompagnato. Per lui non ero ammanettato abbastanza. Mi diede due altri giri e mi fece penetrare i ferri nelle carni. Non gridai. Impallidii. Disprezzo troppo i vili tormentatori dei vinti per lasciarmi scappare un'interiezione di dolore. Andai alla vettura cellulare in mezzo a un nugolo di carabinieri.
- Stiamo attenti! disse il maresciallo ai subalterni. Il maresciallo č entrato con me nell'omnibus circondato da una dozzina di carabinieri. L'omnibus era un cesto d'insalata rotto, fracassato, con punte che uscivano dai sedili mezzo sbottiti.
-Avanti! in guardia! disse il solito maresciallo al cocchiere.
Il cocchiere filava per una direzione contraria. Il maresciallo inviperito, urlava, strepitava, bussava ai vetri.
- Ferma! ferma!
Pių cercava di arrestarlo e pių il vetturale frustava i cavalli. Egli aveva avuto la consegna di non fermarsi perchč c'era in vettura un capo dell'internazionale o dei socialisti o degli anarchici che le bande armate volevano liberare.
- Ferma! ferma!
C'č voluto i savii e i matti a farlo fermare.
- Boia, cane, assassino! gli diceva il maresciallo. Č un'ora che ti chiamo.
- Non mi ha detto di non dar retta a nessuno?
- Al diavolo!
Io non sono facile a ridere.
- Perchč ridete? mi domandō il maresciallo.
- La vostra č una burletta.
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