Le mie risposte non furono fatte colla regolaritą che trovasi nell'istruttoria. Nell'abbattimento morale in cui mi trovavo, il passaggio repentino dalla speranza alla libertą, alla prospettiva della galera, dalla gioia al dolore, da uomo onorato, riverito, amato, caduto nella fogna del comune delinquente, il dispiacere cocente nel pensare che tutti, guardando il fatto, m'avrebbero creduto colpevole e abbandonato senza meritarlo, tutti questi sentimenti mi toglievano quella luciditą di mente che mi si supporrebbe leggendo la elegante e corretta negativa che trovasi nel processo.
Nel turbamento morale in cui mi trovavo vi lascio pensare quali potessero essere le mie risposte. Dei monosillabi, i quali, destramente svisati dalla malevole intelligenza del Greco, presero quella forma di menzogna furba, elegante, spigliata, forbita, disinvolta e sfacciata che lascia una cattivissima impressione a chi la legge, impressione che provai io stesso quando la lessi, per la prima volta, nell'ultimo opuscolo «Per Amilcare Cipriani e pel Diritto».
Non potrei con certezza asserire se le domande fossero veramente quelle che mi furono rivolte, perchč ripeto, ero turbato, profondamente turbato, ma certo quelle non furono le risposte.
Eccovele, confrontate e giudicate:
- Interrogato se si rammenti di essersi trovato in Alessandria d'Egitto il 13 settembre 1867:
Risposta - Non rammento troppo bene; a me sembra che fossi di gią a Londra.
Int. - Procuri risovvenire le prove delle sue discolpe, dichiarando dove si trovasse a Londra alla metą del settembre 1867.
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