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      Ogni colpo di martello era una ferita al mio cuore. Mi sono alzato che non ero più lo stesso. Mi ero steso al suolo rivoluzionario mite e compassionevole. Mi alzai implacabile e spietato. Quei colpi di martello hanno abbattuto la barriera che mi ha fatto sempre retrocedere nella mia vita politica e sopratutto nel momento della lotta.
      Un mese dopo il mio arrivo mi si concesse un'ora d'aria e il permesso di comperarmi un po' di latte. Il medico Campanella negli altri giorni che rimasi a letto è sempre venuto a trovarmi. Il capo guardia Carlo Lamberini, era un'ottima persona. Senza venir meno al suo dovere cercava di non appesantire la mia pena. Il direttore Banago contribuì alla mia guarigione col darmi dei libri da leggere. Mi tirai su, gagliardo e vegeto. Nei primi due mesi sono stato veduto da molti funzionari. Ne arrivava sempre qualcuno. Una volta è venuto il prefetto in persona. Ne ero stato avvertito. Mi feci trovare in mutande, in camicia e in ciabatte. Egli era accompagnato da un nugolo di persone.
     
      [vedi balliere.png] L'ingegnere Ballière deportato alla Caledonia con Cipriani
     
      - Avete delle lagnanze? mi domandò.
      - No.
      - Desiderate qualche cosa?
      - Si, accordatemi di scrivere alla famiglia ogni mese.
      - Ve l'accordo. Come mai siete stato condannato a vent'anni?
      - L'ignoro. I miei giudici soli potrebbero appagare i vostri desideri.
      - Non potreste essere meno aspro con le vostre riposte!
      - Vanno di pari passo con le vostre domande.
      - Vi ho pure accordato un favore.
      - Riprendetevelo e me ne farete due.


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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