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      - Ebbene allora nulla.
      - E nulla sia.
      Qualche minuto dopo venni informato che se lo avessi chiesto in iscritto me lo avrebbe riaccordato.
      - Ditegli che Cipriani non ritorna sulle sue decisioni e che l'esorta a imparare come si visita un prigioniero.
      I giorni correvano tediosi, monotoni, solitarii, ma tranquilli, perchč non avevo nč lettere nč notizie. Ripiegai su me stesso ed č in me stesso che cercai e trovai la forza di vincere la noia che m'invadeva e il tormento della catena, avanzo della schiavitų.
      Essa m'impediva di camminare e di muovermi. Mi lacerava le carni al malleolo. Se ero coricato il freddo del ferro m'impediva di dormire e se dormivo mi destava. Se m'alzavo pei bisogni corporali, dimenticando che l'estremitā era chiusa all'estremitā della branda, stramazzavo bocconi ai primi passi. Alla mia rassegnazione contribuirono la quiete e il silenzio del bagno. I condannati non andavano tutti al lavoro ma chi voleva istruirsi domandava a pagamento carta, penna, calamaio e libri d'istruzione. Cosa che mi fece dire:
      - Alla fine in Italia, si trattano gli uomini da uomini. Cosė a Portolongone gli analfabeti sparivano. La galera era una scuola. Chi sapeva si metteva a disposizione di chi non sapeva. Con un sistema simile il direttore ha potuto dire:
      - Sono sei mesi che le celle di rigore sono vuote. Non ho avuto occasione d'infliggere una punizione di otto giorni.
      Ma oihmč! Il 19 settembre 1882 il posto di capo-guardia č stato preso da Karl Simon, uomo fatto per spingere i condannati al delitto.


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L'uomo pių rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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