Riposo circa mezz'ora e mi rimetto in moto fino alle 4, ora della seconda jozza peggiore della prima e della pulizia. La pulizia nella mia cella è fatta dalle guardie per paura che i mozzi mi facciano sapere quello che avviene di fuori in mio favore. Trangugiata la nauseante jozza, riprendo il movimento gambatorio fino alle cinque e mezzo - ora in cui vengo incatenato di nuovo. Allora seggo al tavoluccio, ai piedi della branda e leggo e scrivo fino a mezzanotte o un'ora. Prima di questo permesso rimanevo seduto a fantasticare fino alle 9. Mi coricavo e continuavo a fantasticare qualche volta fino a ora tardissima. D'inverno mi alzo alle 5 e d'estate alle 4. Mi lavo, mi sciacquo la bocca., gargarizzo, bevo una sorsata d'acqua, faccio la branda, sbocconcello un tozzo di pane, mi avvicino alla finestra per un po' d'aria ai polmoni e aspetto il capo guardia che venga a scatenarmi dai piedi della branda. Delle volte leggo e scrivo giorni interi. Ma da quando mi sono accorto che l'immobilità mi danneggia la salute, mi sono dato al moto. È la sola cura. Dopo 60 mesi di vitaccia tediosa mi è stato accordato il passeggio all'aperto. Non appena «smarrato» salgo al terrazzo del Bagno, diviso in piccoli cortili, circondati da altissime mura a fare delle vere scorpacciate d'aria fino alle dieci e mezzo. Passeggio continuamente. L'aria libera mi ha fatto un. po' di bene. Mi ha liberato dallo scorbuto, e mi lascia qualche ora di più per lo studio. Ho ancora l'enfiagione ai piedi e alle gambe.
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Bagno
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