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      Il personale era divenuto mansueto. Aveva perduto la tracotanza dello sgherro. Giornata memoranda. Ai 20 di luglio fui scatenato e trattenuto in arresto per i fatti di Aspromonte. È venuto a prendermi l'Ispettore Sangiorgi. Giunsi a Milano. Tre giorni di Castello. Davanti il Consiglio di guerra fui assolto. Dopo è stato tutto un trionfo. Lungo il viaggio da Roma a Rimini si accorreva a vedermi. Ho dimenticato i miei otto anni di galera e quell'anticristo di Simon che aveva fatto di tutto per farmi diventare un galeotto autentico. Non ho però saputo sbarazzarmi la memoria, del numero di matricola. Lo porto come inciso sugli occhi. Lo vedo. Vedo sempre il 2403.
     
      Deportato
     
      Una sera mi sono trovato a tavola con Cipriani. Non c'era nulla in lui della persona logorata dagli acciacchi di prigione. L'ho veduto alto, secco, forte con un viso energico in una magnifica barba lunga e brizzolata. I suoi occhi si accendevano nella conversazione. Mani magre e bellissime. Capelli neri ravviati con cura fino al solino. Mi riproduceva il congiurato che io avevo veduto nei libri sotto il cappello dalla larga tesa, nero come il carbone. Fumava molte sigarette.
      Sapevo ch'egli era stato baionettato parecchie volte a fianco di Flourens nel '71, come sapeva ch'egli era stato condotto al palo dei condannati a morte, ma ignoravo il suo martirio durante i settanta giorni lungo il viaggio verso il luogo di espiazione. Egli era sulla Danae.
      - Mi era stata commutata la pena senza che io l'avessi domandata. Mi sarei fatto tagliare la mano piuttosto che domandare la grazia.


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L'uomo più rosso d'Italia
di Paolo Valera
Arti grafiche Lampo Novara
1933 pagine 69

   





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