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      Eranvi ancora gli Aruspici, gl'Indovini, e gli dicitori della buona ventura; ch'erano della jettatura interpetri gravissimi.(49)
     
     
      10.
      GLI ANTICHI CREDETTERO ALLA JETTATURACHE DERIVA DALLE PAROLE
     
      Ma per dir la cosa come la va, spiattellatamente ed a minuto, vedete omai, uditori, che gli antichi credeano a vari generi di jettatura, che dalle varie parti del corpo si diffondeva. Quanto a quella che dalla lingua si tramanda, Catullo scrisse cosķ:
     
      Quae nec pernumerare curiosiPossint, nec mala fascinare lingua.(50)
     
      Specialmente per le lodi eccessive (che meglio a' marmi sepolcrali si riserberebbero)(51) nasce la jettatura. Il perché si credeano piś al fascino soggette le cose che troppo si lodavano.(52) Qui appartengono quei versi di Marone:(53)
     
      Aut si ultra placitum laudarit, baccare frontemCingite, ne vati noceat mala lingua futuro.(54)
     
      Quindi č che i greci ed i latini, prendendo ad incensar altri colle lodi, diceano abąskantos, praefiscine, o praefiscini che significa non te la jetto.(55) E Titinnio, antico poeta:(56) «Pol tu ad laudem addito praefiscini; Ne puella fascinetur». D'ond'č il costume che chi č lodato volta la faccia, non tanto per dinotar la sua modestia, quanto per guardarsi dalla jettatura.(57) Di tal parere č pur Geronimo Fracastoro.(58) In fatti alle parole tanta forza e potestą si attribuiva, che alla volontą degli antichi jettatori i fulmini stessi si credea che ubbidissero. I romani perciņ, secondo l'etrusca disciplina, aveano in cittą i sacerdoti, che procuravano i fulmini e li frenavano a lor talento.


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Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura
di Nicola Valletta
pagine 88

   





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