È graziosa, a questo proposito delle piccole vibrazioni, una riflessione dell'annotatore, e traduttore di Beniamino Franklin, Monsieur Barbeu du Bourg,(160) intorno alla propagazione del suono in molta distanza. Egli racconta di un uomo, il quale in viaggio sentí voglia di cantare un'arietta, quasi da lui dimenticata: e dopo 200 passi incontrò un cieco, che suonava sul violino l'arietta medesima. Quindi, su di tal fatto riflettendo il detto traduttore, dice che vi ha due sorti d'aria, grossolana una, sottile l'altra; e che per mezzo di questa si abbia una semipercezione, anche di quei tuoni in distanza, che non si sentono affatto. Di qui deduce la ragione dell'antico proverbio, quando si parla del lupo, se ne vede la coda, cioè l'idea deve esser destata almeno da lontani ululati del lupo. E conchiude: «A chi non è succeduto di veder comparire un amico, il quale era stato lungo tempo lontano nel momento stesso, in cui nella conversazione si parlava di lui, e di sentire la conversazione dire: voi eravate il soggetto de' nostri discorsi? Donde questo deriva? Perché al suo avvicinamento alcune ondolazioni di un fluido sottile scosso dalla sua voce, o forse alcuni effluvi odoriferi, od altre emanazioni impercettibili della sua propria sostanza essendo giunte a toccare fino le fibre corrispondenti nel cervello de' suoi amici, vi hanno eccitata la sua idea, qualche momento prima che lo vedessero giungere».
È grazioso ancora nel Dizionario di Baile l'articolo di Errico di Lorena, Duca di Guise,(161) il quale tramandava dal suo corpo un certo non so che, e certi effluvi che destavano commozioni nello spirito altrui: tantovero che la sua innamorata per essi lo riconobbe vicino, e mascherato.
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