Sembra però che non a tutti egualmente noccia. Ella è a guisa del fuoco, che, se trova materia poco idonea alla combustione, la dissecca prima e la rende simile a sé, e poi vi s'introduce. S'insinua, perciò, maggiormente pel viso o per la voce che non pel fatto, che maggior resistenza ritrova: ed i corpi piú duri sono atti a produrla; siccome i piú delicati, che hanno i meati molto ampi, sono piú atti a riceverla. Lucrezio disse:
Fit quasi paulatim nobis per membra ruina.
Sempre però la forza del fascino, che gli antichi Greci credettero potere ammazzarci (fàesi kaìno oculis occido), si è creduto consistere, massime se da lodi deriva (perché alla jettatura par che piaccia spesso di operar per contrario), nella depressione ed abbassamento della persona. Onde il Sannazzaro dice che pel fascino altrui gli agnelli s'abbassavano. Il Cange, alla voce fascinare, reca autorità d'Isidoro, e Papia, scrittori de' bassi tempi, per la quale nuovo argomento prendo per mostrare, che nella mezzana età, come di sopra abbiam osservato, simile idea regnava: «Glossa Isidori: fascinat, gravat. Papias: fascinat, adulando impetit, landando decipit (forse dovrà leggersi deprimit), gravat: Idest nocet fascino; quo significatu Latinis notum verbum fascinare».
Ma come agli uomini particolari, gravissimi mali altresí da' jettatori si cagionano nel corpo della società umana. Simmaco,(166) uomo saggio desiderava lontana la jettatura meno dagl'individui, che dalla pubblica felicità: «Nullo fascino felicitas publica mordeatur». Non rispetta la jettatura né i potenti uomini, né i nobili, né i magistrati, e fin nelle alte Regie audace s'inoltra, e del male altrui solo gode e si pasce.
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