Dedico questo libroalla gloriosa memoria di
Ugo Foscolo,
Gabriele Rossetti, Giovanni Pascoli
i tre poeti d'Italia
che infransero i primi suggellidella misteriosa opera di Dante
Parte primaPrefazione
Ho scritto in fronte al libro i nomi dei tre poeti nobilissimi che con le loro rivelazioni aprirono la via a queste mie indagini sul pensiero di Dante. Li ho scritti non solo per esprimere la mia riverenza per la loro grande opera, ma anche per affermare che in questo libro si prosegue una tradizione di studi ormai più che centenaria, la quale ha avuto la sua continuità, la sua lenta maturazione e il suo logico sviluppo, quantunque una critica che si dà pomposamente, per quanto arbitrariamente, il titolo di «positiva», usi l'artificio di raffigurare coloro che hanno seguìto il nostro indirizzo come altrettanti fantasticatori isolati.
Nel 1825 Ugo Foscolo, ponendo col suo genio su nuove basi l'interpretazione di Dante, gettati da parte i vecchi commenti, affermava limpidamente lo stretto legame fra la Divina Commedia e la Monarchia: affermava che la Commedia è pervasa da un profondo spirito rinnovatore politico e religioso, che ha un segreto contenuto mistico e profetico, che essa è una grande profezia esposta in un «sistema occulto».
Nel 1847 Michelangelo Caetani duca di Sermoneta poneva un caposaldo di questo «sistema occulto», dimostrando che nella Divina Commedia Enea, come rappresentante dell'Impero, viene con ufficio di Messo Celeste a infrangere le porte di Dite, le porte dell'ingiustizia.
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