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      Queste parole sono proprio quelle che con esasperante monotonia riempiono i versi di questi «Fedeli», presentando spessissimo dei nonsensi nel piano letterale e cioè: amore, madonna, morte, vita, donne, folle e follia, freddo, gaiezza, gravezza, noia, natura, piangere, pietra, rosa, fiore, fonte, saluto, selvaggio, vergogna e altre di uso meno frequente.
      2. È vero che tutte le donne del dolce stil novo sono in realtà una donna sola e cioè la Sapienza santa(17), la quale nell'uso speciale del dolce stil novo prende convenzionalmente un nome diverso per ogni diverso amatore e si chiama Beatrice per Dante, Giovanna per Guido Cavalcanti, Lagia per Lapo Gianni, Selvaggia per Cino e via di seguito. E poiché, come ho detto sopra, la dottrina coltivata da una setta e la setta stessa vengono confuse sotto la stessa designazione, queste donne servono anche a designare la setta dei «Fedeli d'Amore».
      3. La Vita Nuova di Dante è scritta tutta in questo gergo: è tutta simbolica dalla prima all'ultima parola e riguarda la vita iniziatica di Dante e i suoi rapporti non già con la moglie di Simone de' Bardi, ma con la Sapienza santa e con il gruppo che la coltivava. Pertanto la Beatrice della Vita Nuova non differisce sostanzialmente da quella che appare trionfante sul carro della Chiesa nella visione apocalittica della Divina Commedia.
      4. Le poesie più oscure dei «Fedeli d'Amore» e specialmente le oscure canzoni di Dante, sulle quali si sono inutilmente affannati coloro che ignoravano il gergo, lette secondo il gergo sciolgono la loro oscurità, si fanno di «colori nuovi» e acquistano una chiarezza, una coerenza, una profondità insospettate.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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