Per questa rettorica io sarò ancora un «barbaro», perché tenterò di distruggere, essi diranno, questa bella figura della donna reale angelicata.
Per me i poeti del dolce stil novo, vestendo della figura di donna vera la divina e santa Sapienza, resero alla femminilità un omaggio non minore di quello per il quale una donna vera sarebbe stata travestita da Sapienza divina. Tuttavia mi diranno un «barbaro» perché, invece di affermare che la poesia del dolce stil novo «secondo il mistico e bizzarro uso del tempo» angelicava le donne vere, affermo che quella poesia, mettendo il Poeta in rapporto con Dio attraverso un'idea, quella della Sapienza santa o «mistica Rivelazione», personificava quest'idea, come il Cantico dei Cantici, come il Libro della Sapienza e come i libri di Sant'Agostino, in una donna bella e pura.
Io mi scrollo serenamente dalle spalle fin da ora le solenni ammonizioni, i disdegni altezzosi, i volgari dispregi, gli sciocchi sarcasmi e le tirate romantiche che eventualmente mi aspettano. Saprò ben io e sapranno anche gli altri dopo di me distinguere e apprezzare e raccogliere e utilizzare le obiezioni serie e ragionate che mi verranno opposte in nome del vero amore per la verità.
Queste mie idee, del resto, non possono né vogliono, almeno per ora, avere il consenso di tutti e nemmeno della maggioranza. Mi basta che richiamino l'attenzione di un gruppo di giovani studiosi perché essi esplorino, sulle tracce che qui si indicano, il mondo sotterraneo di questa poesia, del quale io non segno altro che qualche prima e talora non sicurissima linea.
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