E questo mio primo amico e io ne sapemo bene di quelli che così rimano stoltamente...(27)»
Ora quando Dante parla qui della «ragione» per la quale i poeti usano le immagini, quando dice che la poesia (che deve essere di materia amorosa) deve avere un verace intendimento, quando deride coloro che scrivono senza avere questo verace intendimento, di che cosa parla, del senso letterale della poesia d'amore o di un suo significato più profondo?
Il Perez ha magnificamente dimostrato(28) che «rimare di materia amorosa» si deve intendere secondo la terminologia scolastica e secondo la distinzione scolastica di materia e di forma. In questo senso «rimare di materia amorosa» non vuol dire niente affatto parlare di amore, ma (poiché materia è l'opposto di forma e vuol dire appunto ciò che prende forma per dare esistenza a qualche cosa), l'amore non è affatto il pensiero vero della poesia appunto perché ne è la materia - diremmo noi il materiale grezzo - con il quale o vestendosi del quale la poesia riesce a esprimere il suo vero e profondo essenziale pensiero, che è cosa tutta diversa dall'amore. Nella Scolastica la materia è il corpo e l'anima è forma e così Dante intendeva che la materia amorosa è il corpo esterno della poesia. L'anima della poesia è cosa completamente diversa. L'anima della poesia è proprio quella tale ragione per la quale i poeti adoperavano quelle tali immagini e figure; l'anima della poesia è quel verace intendimento che si può, quando si vuole, aprire per prosa. È estremamente ingenua l'interpretazione di coloro che credono in quel passo Dante abbia perso tempo a parlare del senso letterale della poesia d'amore e a giustificarla dal fatto di adoperare delle personificazioni che avrebbero avuto un senso semplicemente letterale.
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