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      che porta propiamente Amor nel viso(37).
      La risposta di Dante, con grande scorno della «lirica pura», ha proprio tutto il carattere e il contenuto di una lettera d'affari. Il suo sonetto suona così: «Ti rispondo in fretta. Mi dispiace molto del tuo caso ma io proprio non mi ricordo che tu ti sia mai appellato a me. Certo io non avrei mancato di mandare una lettera (alla setta) in favore tuo. Il tuo caso deve essere grave, ma io non posso dare per quel che so ora nessuna colpa alla setta».
      Io Dante a te che m'hai così chiamatorispondo brieve con poco pensare,
      però che più non posso soprastare,
      tanto m'ha 'l tuo pensier forte affannato.
      Ma ben vorrei saper dove e in qual latoti richiamasti, per me ricordare:
      forse che per mia lettera mandaresaresti d'ogni colpo risanato.
      Ma s'ella è donna che porti anco vetta,
      si 'n ogni parte mi pare esser fisoch'ella verrà a farti gran disdetta.
      Secondo detto m'hai ora, m'avvisoche ella è sì d'ogni peccato netta
      come angelo che stia in paradiso(38).
     
      La fretta ha veramente tradito questa volta il grande maestro degli artifici. Dovremmo credere, che cosa? Che egli mandasse delle lettere alle donne che litigavano con i loro innamorati o che le sollecitasse, per conto degli amici, a non incolparli? E questo, si badi bene, senza sapere niente affatto per che cosa litigavano. E come avrebbe fatto a risanare l'amico da ogni colpo gettato dall'amore per mezzo di una lettera? E come riconosceva così semplicemente Dante che a lui spettava di fare alta vendetta contro la donna?


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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