vorria di fin amor far una mostrad'armati Cavalier di Pasqua il giorno;
e nevicando senza tiro o d'ostraver la gioiosa, girle poi d'intorno
a sua difesa non cherendo giostraa te, che sei di gentilezza adorno,
dicendo 'l ver, per ch'io la Donna nostraDio su ne prego con gran reverenza
per quella, di cui spesso mi sovvenech'allo suo Sire sempre stea leale;
servando in sé l'onor, come s'avvieneviva con Dio che ne sostene ed ale,
né mai da lui non faccia dipartenza(43).
E dopo questo si vorrà ancora ritenere che questi «Fedeli d'Amore» fossero soltanto dei patetici ammiratori di signore che passavano per la strada e che, pur essendo tutti uomini di azione, di lotta, di guerra, di parte, sentissero ogni tanto questo bisogno puramente letterario di versare l'uno nel grembo dell'altro e di nascosto dalla «gente grossa» i propri spasimi per questa o per quella madonna, impasticciandoli col gergo, con la morale, con la metafisica e con la politica? Lo creda chi vuole. Io non lo credo. E spero di lavare tutti costoro che hanno vissuto e cantato come potevano un loro grande dramma spirituale e religioso, da «tanta infamia», come direbbe Dante, quanta sarebbe l'essersi baloccati in-vece col gergo letterario e l'avere scritte tante fredde melensaggini amorose e tanti antiestetici pasticci di moralismo erotico, quanti se ne accumulano intorno alle poche belle poesie che essi ci hanno lasciate.
II. Le strane donnedei «Fedeli d'Amore»
Se tu savessi beneLa donna chi ell'ene!
F. da Barberino
1. Le donne inverosimili
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