Di nessuna di queste donne ci viene descritta la figura con tanta precisione di particolari come di questa che è confessatamente una non-donna. Sentite:
Guardai le sue fattezze dilicate,
che ne la fronte par la stella diana,
tant'è d'oltremirabile bieltate,
e ne l'aspetto sì dolce ed umana;
bianch' e vermiglia, di maggior clartateche color di cristallo o fior di grana,
la bocca picciolella ed aulirosa,
la gola fresca e bianca più che rosa,
la parlatura sua soave e piana.
Le blonde trecce e' begli occhi amorosi,
che stanno in sì salutevole loco,
quando li volge son sì dilettosiche 'l cor mi strugge come cera foco;
quando spande li sguardi gaudiosipar che 'l inondo s'allegri e faccia gioco(54).
Né di Monna Vanna, né di Monna Bice, né di Lagia abbiamo mai visto così realisticamente la «gola fresca e bianca» e la «bocca picciolella ed aulirosa». Dino Compagni ci fa vedere l'una e l'altra proprio nell'aspetto dell'amorosa Madonna Intelligenza! È dunque questo divino raggio della verità che ha indiscutibilmente la «gola bianca» e la «bocca aulirosa». E come si può credere alla realtà di quelle altre donne disegnate dagli amici di Dino Compagni in termini tanto più vaghi, quando questa, disegnata in termini così precisi, non è niente altro che l'Intelligenza? Dino Compagni dunque, rimando su materia amorosa, cioè a dire, adoperando il materiale dell'amore umano, dà forma alla sua visione e alla sua glorificazione della santa Intelligenza o Sapienza che discende da Dio all'uomo. Questo fa Dino Compagni: Dante Alighieri non fa nulla di diverso e i due sono indipendenti, pur uscendo dallo stesso gruppo.
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