Cino da Pistoia a un certo punto, messa da parte la propria donna, si mette a cantare con la consueta commozione la donna del suo amico Gherarduccio Garisendi e gli dice che quella donna «va sopra ogni altra» proprio con il tono col quale gli innamorati usano dir questo soltanto della propria donna.
Deh, Cherarduccio, com' campasti tue,
che non moristi allor subitamenteche tu ponesti a quella donna mente
di cui ti dice Amor ch'angelo fue;
La qual va sopra ogn'altra tanto piuequanto gentil si vede umilemente
e muove gli occhi sì mirabilmenteche si fan dardi le bellezze sue?(65)
Il bello è che poco dopo Cino da Pistoia e Gherarduccio vengono alle brutte in un momento in cui da ogni parte i «Fedeli d'Amore» si scagliano contro Cino da Pistoia accusandolo di amare due donne incompatibili tra loro (la setta e la Chiesa, tra le quali infatti Cino in qualche momento si barcamena); allora Cino dice a Gherarduccio che Amore l'ha fatto ingravidare di una rana e aggiunge, rivelando chiaramente che la donna di Gherarduccio è la stessa per la quale discende in lui lo spirito d'amore:
Falso, che ne la bocca porti 'l mele,
et dentro tosco, onde 'l tuo amor non grana.
Hor come vuoi, fa l'andatura pianaper prender la columba senza fele:
quella per cui lo spirito d'amorein me discende da lo suo pianeto
quand'è con atto di bel guardo lieto.(66)
E Gherarduccio, gettando il suo scherno dietro all'anatema col quale la setta aveva colpito Cino, gli scrive:
Sì che sovente in alegrezza corromembrandomi che v'ha data la pinta
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