che ben è stato bon conoscidore,
poi quella dov'è fermo lo disirenostro per donna volerla seguire,
perché di noi ciascuna fa saccente,
ha conosciuta sì perfettamentee 'nclinatosi a lei col core umile(71).
Queste «donne» riconoscono che ciascuna di loro è sapiente (saccente) per merito di Beatrice (!) e ringraziano Dante di inchinarsi a lei, alla quale evidentemente tutte loro si inchinano. Evidentemente sono gli adepti che ringraziano Dante di aver degnamente lodato la santa Sapienza che illumina ciascuno di loro e che tutti servono, adepti i quali, come ho osservato, sanno benissimo che la Beatrice di Dante siede alla «fontana d'insegnamento».
Queste donne riconoscono la supremazia di Madonna cantata dal Poeta, infatti la chiamano addirittura «nostra donna», dicendo a Dante nella Vita Nuova:
Se' tu colui c'hai trattato soventedi nostra donna, sol parlando a nui?(72)
Non usa affatto tra donne vere riconoscere in questo modo la sovranità di un'altra. Tanto meno usa di far girare tra le donne (vere!) pensieri di questo genere che attrarrebbero molti sdegni sul poeta:
Le donne che vi fanno compagniaassa' mi piaccion per lo vostro onore(73).
che è invece un atto di cortesia verso i confratelli. E un poeta rischierebbe addirittura di esser linciato dalle amiche vere di una donna vera se scrivesse quello che osò scrivere Gianni Alfani:
. . . quelle donne ch'ànno il cor gentile . . .
. . . . . . . parlando umilepreghin colei per cui ciascuna vale
che taccia tosto il mio pianto mortale(74).
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