Così Guido mandava una di quelle poesie-informative per dire di aver trovato buona accoglienza in un gruppo settario nella eretica Tolosa.
I contemporanei (che sapevano di che si trattava) ridevano sotto i baffi. Il Cavalcanti che il volgo chiamava eretico patarino aveva detto di partire per andarsene tutto compunto in pellegrinaggio a S. Giacomo di Compostella e poi viceversa, fingendosi malato, si era fermato a Tolosa (non era mica così sciocco da partire da Firenze dicendo che andava a Tolosa per certe sue ragioni segrete!). Muscia Salimbeni faceva alquanti lazzi sul viaggio interrotto, ma intanto si rivela da un suo sonetto che si era saputo che Guido era arrivato a destinazione e che era bene albergato. Presso chi? Ce lo racconta Guido: presso la donna accordellata e stretta che era la setta di Tolosa e che Guido chiamò la Mandetta e sulla quale i nostri buoni romantici si sdilinquiscono, perché Guido seppe mandare i suoi due rapporti informativi in proposito con dei versi molto insignificanti sì, ma molto dolcemente armoniosi e che esamineremo in seguito. Muscia Salimbeni scriveva:
Ecci venuto Guido Compostello?
O ha recato a vender canovacciche va com'oca e cascagli il mantello?
Ben par ch'e sia fattor de' Rusticacci.
È in bando da Firenze od è rubello?
O dotta sì che il popol nol ne cacci?
Ben par che sappia e torni nel Cavello
che s'è partito senza dicer: vacci.
San Jacopo sdegnò quando l'udioed egli stesso si fece malato
ma dice pur che non v'era botio.(77)
E quando fu a Nimisi arrivato
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