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      E tutto ciò senza che il sospetto contro il quale combattono sia mai ben specificato e concretato. In tutti questi casi l'adepto, obbligato dalla sorveglianza della Chiesa a tenersi lontano dalla setta o dai suoi ritrovi, o a fingersi molto devoto alla Chiesa stessa, protesta però la sua fedeltà alla Sapienza santa, cioè a Madonna e ad Amore.
      Si comprende come tanto spesso il poeta si dolga della severità di Madonna contro di lui. È facilissimo riconoscere quando questa severità rappresenta semplicemente l'impenetrabilità della Sapienza santa al cui possesso intero il fedele aspira invano (sentimento espresso anche da Dante verso la Donna-Filosofia nel Convivio) e quando rappresenta invece, come accade in molti casi, la severità della setta che biasima o trascura o punisce l'adepto o l'esclude dai riti e dalle cerimonie, come per esempio da quell'indefinito «saluto» (al posto del quale è usata tante volte la parola «salute») che pone gli amanti (e soltanto questi amanti) in uno stato di estasi e di commozione indicibile e che fa pensare molto seriamente, come vedremo in seguito, a un atto rituale e sacramentale che conduce il fedele «ai termini della sua beatitudine». Si comprende anche lo stranissimo fatto che tutti questi innamorati parlino di continuo con altrettanta costanza per quanta è la frigidità con la quale ne parlano, della «morte», di una «morte», che come vedremo bene in seguito, si presenta quasi sempre fuor di luogo, è descritta nella maniera più strana vituperata in forma talvolta ridicola e che non è niente affatto la «morte», bensì la Chiesa corrotta, nemica di Amore, morte comune, errore intellettuale contrapposto alla Sapienza santa che è «vita»!


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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