Questa poesia è quasi sempre gelida, è piena di cose incomprensibili e intrecciata con evidenti simbolismi e con formule convenzionali e quasi rituali.
Ho detto che basta fare un passo in avanti da molte posizioni già conquistate dalla critica per arrivare di necessità a convergere sulla mia tesi. È preziosissimo a questo proposito un periodo col quale Benedetto Croce riassume la genuina impressione che fa la lirica di Dante a chi si metta a rileggerla cercando solamente la poesia e senza tener conto delle idee fatte e dei fanatismi convenzionali. Egli dice: «Piuttosto che poesia, i componimenti danteschi giovanili - e non solo i primi nel vecchio gusto, ma anche le rime posteriori alla canzone che egli designa come il vero principio del suo stil nuovo (Donne che avete intelletto d'amore) e le altre ancora non incluse nella Vita Nuova - si direbbero atti d'un culto, adempimenti di riti, cerimonie, drammi liturgici, in cui l'amore e gli altri effetti e operazioni dell'anima sono personificati e la donna-angelo si comporta in questo e quel modo verso l'innamorato, il quale ha attorno, nelle sofferenze che sopporta e nelle azioni che compie, spettatori e spettatrici compassionanti e soccorrenti».(85)
Tutto ciò è verissimo ed è vero non solo per la lirica di Dante, ma anche per la maggior parte delle altre liriche del dolce stil novo le quali tutte «si direbbero atti d'un culto, adempimenti di riti, cerimonie, drammi liturgici». Ebbene da questo punto dove è arrivata per conto suo la critica estetica non c'è da fare che un passo dicendo: «Queste poesie sono.
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