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      Questa tendenza di ogni materia a prendere la forma a lei destinata, era stata più volte dagli scolastici considerata metaforicamente come amore. Atto di amore era simbolicamente l'unione della potenza con l'intelligenza, della materia con la forma. E all'atto d'amore venne assimilata quindi la tendenza dell'intelletto possibile a congiungersi con l'intelligenza attiva, a diventare cioè Sapienza in atto(97).
      Gli scolastici chiamavano addirittura copulatio (connubio) l'unione dell'intelletto possibile con l'intelligenza attiva. E Averroè dice: «Intellectus duplicem nobiscum habet copulationem». - «Intellectus in potentia per copulationem cum intellectu agente, intelligendo ipsum, intelligit res abstractas omnes». - «Intelligere est valde voluptuosum(98)». E c'è un opuscolo di Averroè che ha per titolo addirittura: Della beatitudine dell'anima e del connubio della Intelligenza astratta con l'uomo, che comincia così: «Trattando di questo nobilissimo tema, è mio intendimento chiarire la massima beatitudine dell'animo umano nella sua suprema ascensione. E dicendo ascensione intendo il suo perfezionarsi e nobilitarsi in modo che si congiunga con l'Intelligenza astratta, e siffattamente uniscasi a quella che diventi uno con essa; e questo senza dubbio è il supremo grado della sua ascensione(99)».
      Nel commento della Metafisica la figurazione dell'unione con l'Intelligenza attiva quale amore diventa anche più precisa ed egli scrive: «È opinione di Aristotele che la forma degli uomini in quanto sono uomini non è che la loro unione con l'Intelligenza, la quale egli dimostra, nel libro De Anima, essere il nostro principio agente e movente.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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