Essa con la sua dottrina, diventava la vera mediatrice tra l'intelletto e Dio, si identificava con quella divina Sapienza. La divina Sapienza invece di essere tramite diretto tra Dio e l'Intelletto possibile dell'individuo, prendeva il nome di Rivelazione.
La Rivelazione storico-collettiva consegnata alla Chiesa, sostituendosi a quella Intelligenza attiva che nella filosofia pagana si può considerare come una rivelazione individuale dei veri eterni (le idee), ne ereditavano in certo modo non soltanto la funzione, ma anche l'immagine mistica e poetica, che ne aveva fatto una donna.
Così mentre da una parte, in Oriente, la misteriosa Donna-Sapienza si moltiplicava nelle varie figure della Gnosi e infine riappariva nella misteriosa «Rosa» celebrata dai poeti d'Oriente, e si confondeva con la donna simbolica dei Sufi, l'oggetto della poetica passione dei «Fedeli d'Amore» della Persia, presso la Chiesa cattolica essa assumeva con perfetta logica le caratteristiche, la figura, il nome della Chiesa rivelatrice.
Nei «Fedeli d'Amore» dell'Occidente riconfluirono le due diverse tradizioni e la mistica donna riapparve.
Chi era? Da principio aveva un nome vago, convenzionale: «Rosa», «Fiore»; prese poi altri nomi, ma talora essa rivelava tratti prevalentemente filosofici e il suo carattere di Intelligenza attiva, ora si mostrava come Sapienza mistica, essenza della rivelazione cattolica, Sapienza portata in terra dal Cristo e consegnata alla sua Chiesa.
Ma intanto era avvenuta una grande, una terribile cosa: un fatto che pesa come un incubo invincibile su tutta la coscienza religiosa del Medioevo: la Chiesa si era corrotta.
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