5. La morte di Rachele e il suo significato misticoIl riconoscimento di Beatrice e delle sue simili quali pure personificazioni della Sapienza santa, sembra urtare contro una obiezione a prima vista gravissima.
I critici «positivi» ci getteranno innanzi con tono sdegnoso: «Ma che andate fantasticando? Ma se Beatrice morì? Se Selvaggia morì, come morirono tante altre donne di questi poeti? Questo non prova nella maniera più evidente che si trattava di donne ve-re? Forse che la mistica Sapienza muore?». Sissignori. La mistica Sapienza muore. E l'ignoranza di questo fatto da parte dei critici «positivi» deriva dalla loro abitudine di spiegare le poesie mistiche e simboliche non sulla base del misticismo e del simbolismo, ma sulla base del senso letterale fatto per la «gente grossa» e dei documenti storici insignificanti, insufficienti o artefatti.
La mistica Sapienza muore. Il morire è proprio una delle sue caratteristiche. La frequenza con la quale le donne di questi poeti muoiono prima dei loro amanti, è appunto una riprova del fatto che esse rappresentano la mistica Sapienza, cioè Rachele, la quale come diffusamente aveva spiegato Riccardo da S. Vittore, muore, deve morire, perché si chiama morte di Rachele il trascendere della Sapienza nell'atto della contemplazione pura.
Riccardo da S. Vittore, amico di San Bernardo, nel suo Beniamino minore, con mirabile opportunità riesumato a questo proposito dal Perez e poi dal Pascoli, ma praticamente ignorato dalla critica «positiva», sviluppò in modo assai diffuso il simbolismo agostiniano di Lia e di Rachele e in questo suo sviluppo la morte di Rachele assume un altissimo e profondissimo significato.
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