Egli scrisse: «Ogni anima razionale ha due principali potenze: la mente e la volontà, l'una per discernere, l'altra per amare; potenze che i profeti rappresentarono in Oolla e in Ooliba, in Gerusalemme e Samaria. La prima è perfetta nell'essere suo quando è illustrata dalla Sapienza; l'altra quando ama conformarsi a Giustizia (quelle potenze che nel segreto della Divina Commedia sono sanate rispettivamente da Beatrice e da Lucia, cioè dalla virtù della Croce e dalla virtù dell'Aquila). Serva alla prima è la imaginativa, senza di cui nulla potrebbe conoscere la mente; all'altra la sensualità senza di cui nulla sentirebbe la volontà».
«Giacobbe pertanto rappresenta l'animo umano; Lia la volontà conforme a giustizia; Rachele la mente illustrata dalla Sapienza; Zelfa, serva di Lia, la sensualità; Bala, serva di Rachele, l'imaginativa. Dall'applicarsi dell'animo a ciascuna di queste quattro facoltà nascono in lui affetti e modi di intendere diversi. E però, dall'unirsi di Giacobbe a ognuna delle due moglie delle due serve nascono figli di diversa indole, rappresentanti cotesti diversi affetti e modi di intendere. Ruben (timor di Dio) è il primo figlio che Giacobbe ha da Lia: perché la volontà che medita sulle colpe e sulla potenza del giudice produce il timor di Dio. Nato e crescente cotesto figlio, nasce il secondo, Simeone, dolore della colpa; poi il terzo, Levi, speranza; indi Giuda, l'amore. E non appena è nato Giuda, cioè l'amore per le cose invisibili, Rachele, la mente, arde del desiderio d'aver figli ancor essa, perché chi già ama vuol conoscere.
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