Infatti l'ultimo grado della perfezione dell'Amore si chiama excessus mentis (Nicolò de' Rossi), e infatti la morte della propria donna è accompagnata dall'excessus mentis (Nicolò de' Rossi).
Se da tutto questo si conclude che la setta dei «Fedeli d'Amore», seguendo la simbologia di Riccardo da San Vittore, raffigurò nella morte della donna (accompagnata da sospiri e pianti che dovevano gettar la polvere negli occhi della «gente grossa») l'ultimo grado della perfezione dei «Fedeli d'Amore», grado nel quale si aveva o si credeva di avere o si supponeva che si dovesse avere un'intuizione diretta o rivelazione del divino, se questo si conclude, si è perfettamente nella logica e nella verosimiglianza.
Vedremo esaminando la Vita Nuova e specie la canzone: Donne ch'avete intelletto d'amore, ove è detto che «Madonna è disiata in alto cielo», come tutto converga nella Vita Nuova verso questa morte, e come l'opera sia destinata a raccontare come Dante, pur dopo aver conseguito un grado altissimo di mistica intuizione beatificante (morte di Beatrice), si fosse smarrito ricadendo nell'amore della «scienza» mondana (Donna gentile) e fosse tornato poi a Beatrice, a Rachele, alla Sapienza santa, che è infinitamente al di sopra della scienza, per salire con essa in una «mirabile visione» là ove soltanto la mistica Sapienza può condurre se è morta e in quanto è morta.
V . Il gergo mistico-amatorionella poesia prima e fuori
del dolce stil novo
Amor sì disse: «Per cotal convento,
Falsosembiante, In mia corte enterrai,
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