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      E veramente, per la veemenza dell'ira, tu sei come immerso nel pensiero contro il tuo nemico e, per la veemenza del fantasticare, tu sei immerso nel pensiero dell'amica tua, tantoché in te non resta alcuno spazio in alcun modo(135)».
      Questi mistici parlano ancora dell'identificazione dell'uomo con Dio oggetto del suo amore, dell'uomo che si perde in Lui uscendo da se stesso. Iddio disse, secondo Saadi, a Bayazid che invocava di essere congiunto a Lui: «Se vuoi giungere a me dà un addio a te stesso e ascendi, lascia fuori te stesso ed entra» (morte mistica). Notevolissimo il fatto che i mistici presero a prestito dalla poesia romanzesca la pietosa storia, tanto ripetuta anche in Occidente, dell'uomo che si innamora della donna sconosciuta e muore appena la vede, per indicare l'anima che si innamora di Dio senza conoscerlo e quando lo conosce muore, si perde in lui.
      Questi mistici insegnavano ai loro discepoli le dottrine iniziandoli gradualmente. Il giovane iniziato aveva per sua guida spirituale un vecchio già consumato nell'osservanza della regola. Essi si raccoglievano a vivere in collegi, costituivano in fondo una setta, specialmente quelli che presero il nome di Sufi e formarono un vero sodalizio intorno a un capo, menando vita molto austera ed esemplare negli studi e nelle opere di pietà.
      Tutti sanno, dunque, che quando Abu Sai'id, il primo dei poeti mistici (morto nel 1048), scriveva:
      Non mi rimproverar, vecchio, se il vinoio vo beendo,
      se del vin, dell'amore un dei devotianche mi sono.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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