... In tutto il tempoabbiam di Yusuf nostro una fragranza.(140)
Questi poeti, proprio come i poeti d'amore italiani, parlano di continuo di un morire che non è morire vero ma è una mistica morte, un perdersi in Dio non appena si sia conosciuto.
Il famoso Attar (morto nel 1210) nel libro Della natura dell'essere racconta la leggenda di Piruz il negro, simbolo dell'essere universale che langue di amore per Yusuf, cioè per Dio, che si vergogna e soffre per la lontananza dell'amico suo, ma lo ama in castissimo amore e riesce alfine a trovarlo; lo guarda negli occhi ebbro d'amore e vede in Yusuf riflesso se stesso (il mondo si riconosce riflesso in Dio), gli s'inginocchia al piede, gli bacia le mani e con una invocazione caldissima si esalta in lui cadendo all'istante morto a terra con l'ultima parola, e Yusuf (Iddio) si piega sul negro amante e torna poi sulla sua tomba esclamando spesso:
Vive soltantoappo me in sempiterno un solo amore!(141)
Questo perdersi in Dio attraverso l'amore è descritto più diffusamente da un altro poeta grandissimo, Rumi (morto nel 1273). Parla di questa mistica morte Senai quando scrive:
In corpo estinto un cor vive d'amoree chi non ama non ha cor che vive:(142)
due versi che potrebbero esser benissimo di un poeta del dolce stil novo, come potrebbero essere perfettamente di un poeta del dolce stil novo (mutato solo il nome della fede) i versi di Nizami contro i califfi e gli emiri corrotti che con la loro ipocrisia contaminano il santo messaggio di Maometto, versi che invocano il Profeta che torni a vivificare l'anima dei suoi fedeli precipitando nella voragine del nulla coloro che bruttano la sua sedia sacerdotale.
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