È la descrizione chiara e precisa della setta dei «Fedeli d'Amore» persiani. Ecco come egli scrive:
Gente saggia nascose a ogni dappocol'intimo suo pensiero,
l'acqua bevea che dona eterna vita(144)
dell'ombre nel mistero.
Dallo specchio del cor rubigin(145) tolsed'ogni brama o desio
e vide in esso immagine del voltodi chi 'l cor le rapio.
L'alma ha sospesa a riccioli di bellegià riprovate ed empie(146)
empietà per sé prese e volse in fugavia dalla fé(147) le tempie.
In pegno ha data la sua stessa vitaall'ostel dell'amore(148)
dal diletto coppier per acquistareun nappo di licore(149).
Poiché della sua bella(150) or va congiuntaal vincolo tenace
dell'esser, del crear, dell'esistenzaessa più non si piace.
Ma perché mai non giunga a lei vedereocchio d'alcun profano
se stessa nascondea, come tesoro,
in deserto lontano,
con povertà fece alleanza, ed unaveste assai le bastava;
or, sotto quella veste, inclito ufficiodi prence esercitava.
Sciolta è del mondo da' fallaci aspettie di notte e di giorno,
come Humam, per la via ch'ha un'alta metarischia sua vita attorno(151).
Ecco qual è notoriamente l'intento e il carattere di questi «Fedeli d'Amore». Il lettore pensi che qualche cosa di molto simile abbiano detto tra loro un gruppo di mistici italiani. Pensi che invece di distaccarsi per cercare più direttamente Iddio, dalla Moschea corrotta, si siano distaccati dalla Chiesa carnale, che invece di celebrare misticamente Iddio come donna abbiano, con più classica corrispondenza di similitudine, celebrato la Sapienza santa, che conduce a Dio, come donna, come usava già l'ortodossia, che abbiano usato un linguaggio più cauto (perché in ambiente più intollerante) e perciò più verosimilmente erotico e intenderà finalmente che cosa sia la poesia d'amore del nostro trecento!
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