.. Roma ingannatrice l'avidità t'inganna che alle tue pecore tosi troppa lana... Roma che agli uomini semplici rodi la carne e le ossa e guidi i ciechi con te dentro la fossa, tu... che perdoni per denari i peccati, tu Roma ti carichi di un gran fardello di peccati tu stessa... ...Roma Colui che è luce e vera guida e vera salute del mondo ti dia la mala parte che hai saputo far tanto male che tutto il mondo grida, Roma disleale, radice d'ogni male arderai senza fallo nel fuoco infernale(168)... Tutta la sirventese continua lungamente su questo tono e tutti sanno che malgrado l'esistenza di alcuni poeti passati alla Chiesa e partecipanti alla crociata degli Albigesi contro gli eretici, la lingua provenzale era lingua di eretici(169) e l'eresia era sparsa di corte in corte, di città in città, di castello in castello da trovatori e giullari.
Quando la crociata degli Albigesi desolò con le sue ripetute stragi la Provenza, essa disperse per il mondo insieme la poesia d'amore e l'eresia. I trovatori esuli, che pure tanto avevano lottato per la loro fede, non avevano più di quella loro fede nessun accento, ma invece portavano di città in città, di corte in corte la celebrazione della loro «Rosa», della loro eglantina, rosa di macchia, la celebrazione sempre vaga di una indefinita donna, oggetto di un sempre vago amore. Questa dispersione di canti d'amore, si fece sotto la luce sanguigna della crociata degli Albigesi e contemporaneamente per l'Italia divampavano movimenti ereticali e canti d'amore.
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