Più leggo questa poesia, più mi persuado che il Rossetti ha ragione e che chi scrive è un «Fedele d'Amore» il quale nel momento in cui Federico II, sentendosi pericolante, ha chiesto aiuto alla «Rosa», gli risponde aspramente rinfacciandogli i tradimenti usati verso la setta; e l'assenza del nome del destinatario e i termini vaghi della poesia e la impossibilità di riferirla ad altro argomento confermano che si tratta di una poesia settaria.
Essa dice in sostanza:
«È giusto che il vostro orgoglio sia caduto e diventato umiliazione, perciò vi dico che voi siete così orgoglioso ora con il vostro canto cercate di andar lusingando la gente alla quale avete fatto soffrire tanto male (la setta, la Rosa). Quando vi trovavate in liete condizioni non avevate conoscenza del bene e regnavate come a Dio non piaceva sicché mi maraviglio che Dio abbia sopportato di farvi essere così a lungo tanto vile. Ora potete pur dire: "Ardo" (di amore per voi, Rosa) e consumate il vostro canto in dolore».
Ben è ragion, che la troppo orgoglianzanon aggia lungo tempo gran fermessa,
anzi convien che torni a umilianza,
e pata pene di stare con essa.
Però mi movo, e di voi vo' dire,
che lungo tempo andate orgogliando;
e 'l vostro canto vae rallegrandola gente, a cui faceste mal partire.
Stando in gioia ed in sollazzo, pocoera in voi di bene conoscenza,
poiché regnar vi vedeste in quel loco,
lo quale a Deo non era ben piacenza.
Però mi meraviglio come tantoe' lo soffrisse a farvi esser codardo.
Parmi per certo potete dir, ardo,
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